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Materiali per Prospettive critiche sul capitalismo contemporaneo

Proponiamo alcuni materiali utili per la giornata di studi “Prospettive critiche sul capitalismo contemporaneo” che si terrà il 21 febbraio 2019 presso il complesso di Santa Cristina dell’Università di Bologna.

Buona lettura!

 

SESSIONE I

PER UNA CRITICA DEL PARADIGMA DELLE RIVOLUZIONI DEL CAPITALE

 

Stefano Agnoletto, Loris Caruso, Paola Rudan, Michele Filippini, Maurizio Ricciardi

Tavola rotonda

La discussione intende ruotare attorno alla ricostruzione di alcune tappe storiche inquadrate attorno a temi più generali. Agnoletto presenterà una relazione sulla critica della prima rivoluzione industriale che metta in luce la dimensione globale (non solo legata alla fabbrica ma anche all’India e alle tratte schiavistiche), Filippini svolgerà una riflessione su Gramsci che legge il fordismo/americanismo, Caruso porterà una critica della rivoluzione 4.0, mostrandone cenni genealogici e faglie nel dibattito attuale. Rudan attraverserà alcuni nodi delle relazioni precedenti a partire da quello che dice Marx delle macchine e del lavoro delle donne nell’industria passando per alcune pensatrici femministe in relazione alla tecnologia, nella prospettiva di interrogare il concetto di “rivoluzione” posto in relazione al capitale. Ricciardi svilupperà un commento finale ripercorrendo le questioni emerse e aprendo in dibattito. L’idea generale è quella di approfondire una critica della cosiddetta “rivoluzione 4.0” a partire da una sua messa in prospettiva storica, focalizzandosi sul ruolo dell’innovazione tecnica. In altre parole la domanda potrebbe essere così formulata: il digitale pare stia aprendo completamente un nuovo scenario nel mondo del lavoro, dalla forma-impresa alle forme contrattuali alle tipologie di impiego, presentandosi appunto come nuova rivoluzione industriale (4.0). Come inquadriamo tale processo emergente? Come si sono definite le cosiddette rivoluzioni industriali del passato? Possiamo rovesciare il punto di vista e non guardare al telaio, alla grande industria, a internet… quali vettori della trasformazione, ma indagarli piuttosto come “risposte”/forme condensate di un rapporto sociale che si stava/sta producendo? Si tratta, in altre parole, di sollevare l’atavico problema sul lavoro morto/capitale fisso e della sua relazione con la composizione di classe.

 Articolo di Loris Caruso “La rivoluzione digitale (e quella politica)”: https://jacobinitalia.it/la-rivoluzione-digitale-e-quella-politica/


SESSIONE II

IL PANOPTICON DIGITALE: QUANDO IL PADRONE È UN ALGORITMO

 

Daniela Leonardi, Annalisa Murgia, Emiliana Armano

Piattaforme digitali e forme di resistenza della soggettività precaria. Un’inchiesta sulla mobilitazione dei riders di Foodora a Torino

Il nostro contributo si inserisce nel recente dibattito sul capitalismo delle piattaforme (Srnicek, 2016; Armano, Murgia e Teli, 2017) con l’obiettivo di discutere in particolare dei temi della connettività, dell’auto-impresizzazione e della formazione del soggetto neoliberale.

Tre le principali domande di ricerca che hanno orientato la ricerca: (i) in che modo il lavoro svolto tramite app e piattaforme online trasforma le soggettività del lavoro? (ii) Come cambiano le condizioni di lavoro e la gestione del tempo di lavoratori e lavoratrici? (iii) E quali sono le modalità di resistenza, di neo-cooperazione e, prima ancora, di socialità che emergono in queste particolari comunità? Per rispondere a tali interrogativi, la ricerca ha indagato come cambiano i modi in cui i soggetti si relazionano con il proprio lavoro in questi spazi digitali, che vengono riterritorializzati tra l’essere vis-à-vis e online; come mutano nel lavoro on demand le richieste di disponibilità da parte dell’azienda e come cambiano le pratiche di controllo e, infine; quali sono le forme di mobilitazione osservabili, messe in atto da lavoratori e lavoratrici per rivendicare una equa retribuzione e migliori condizioni di lavoro.

Il caso studio è rappresentato da Foodora, una piattaforma di consegna di pasti a domicilio. Tra varie classificazioni di piattaforme proposte (De Groen, Masulli e Fabo, 2016; Schor, 2016), Foodora rappresenta un caso di lean platform (Srnicek, 2016), vale a dire un tipo di piattaforma digitale che impiega il lavoro agendo come intermediario tra consumatori e produttori di merci e servizi. Così come altre imprese nel settore della food delivery (Deliveroo, UberEats, ecc.), l’azienda combina il settore logistico (delle consegne) al settore dei servizi (ristorazione) e all’economia delle piattaforme (Tassinari e Maccarrone, 2017; Leonardi et al., 2019). Foodora si basa dunque sull’utilizzo di una piattaforma online attraverso cui vengono gestiti i ciclofattorini che consegnano a domicilio piatti dei ristoranti locali. I riders – tutti assunti con contratti di tipo autonomo – accedono al potenziale lavoro ‘loggandosi’ dal loro cellulare a una applicazione smartphone in cui le consegne vengono assegnate automaticamente da un algoritmo.

In termini metodologici, la ricerca è stata realizzata attraverso un processo di conricerca (Alquati, 1993), iniziato a settembre 2016 e ancora in corso di svolgimento, in cui sono stati condotti sia focus group sia interviste in profondità con giovani lavoratori e lavoratrici della sede torinese di Foodora. La giovane età dei soggetti coinvolti nella ricerca rispecchia le tendenze il corso nel mondo occidentale, in cui i lavoratori delle piattaforme sono composti soprattutto da giovani residenti in aree urbane (Commissione Europea, 2016; Smith, 2016). In particolare, abbiamo condiviso le storie di lavoratori e lavoratrici che sono stati protagonisti di una interessante esperienza di autoorganizzazione, conflitto e contrattazione durante l’autunno 2016 (Ceruti, 2016; Giovannelli, 2016).

Coerentemente con l’approccio metodologico, l’analisi che presentiamo pone l’accento non tanto sulla dimensione tecnologica del capitalismo digitale, quanto sulla questione relazionale. Abbiamo in particolare riflettuto sulla logica della connessione/disconnessione e sulle ambivalenze della connettività e della produzione della soggettività del soggetto neoliberale come aspetti che caratterizzano strutturalmente le relazioni nel platform capitalism. Da un punto di vista più strettamente contrattuale, abbiamo indagato quanto la flessibilità tanto decantata dall’azienda – lo slogan di Foodora è Flexible hours. Competitive pay. It’s exercise. It’s fitness. Most of all, it’s incredibly fun – non si rifletta sulla gestione dei tempi di lavoro dei riders, nonostante siano impiegati come lavoratori autonomi. Infine, se la connettività logistica resa possibile dal digitale costituisce un’inedita forma di controllo pervasivo, essa contemporaneamente, a certune condizioni, può tuttavia essere agita e rovesciata di segno dai soggetti e diventare una modalità di comunicazione e (seppur precaria) autorganizzazione (Cuppini, Frapporti e Pirone, 2015).

Il caso di Foodora ci pone di fronte a un insieme di nodi rilevanti. E la sfida che essi pongono non è a nostro avviso principalmente di tipo regolativo, ma soprattutto di tipo interpretativo. Il tema generale delle forme di soggettivazione maturate all’interno della mobilitazione che ha visto protagonisti questi lavoratori, gli aspetti peculiari legati alla riterritorializzazione e al neo-mutualismo, così come il focus sulla dimensione relazionale restano nodi su cui interrogarsi, anche in altri contesti, al fine di cogliere le trasformazioni future e quelle già in atto nel mondo del lavoro mediato da piattaforme.

Intervista a Emiliana Armano e Annalisa Murgia: http://www.unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=2637

 

Alessandro Delfanti

Amazon: automazione e lavoro vivo nell’economia digitale

Nei magazzini di Amazon tecnologie algoritmiche e automazione sono usate per controllare e sottomettere il lavoro vivo, organizzarne la cooperazione ed espropriarne il sapere. Come in altri settori dell’economia digitale, gli algoritmi rafforzano il comando sui lavoratori e generano nuove forme di produzione di valore. Non si tratta però di un cambio assoluto di paradigma. Per analizzare la nuova relazione tra lavoratori e tecnologie digitali occorre anche tornare a teorie sul rapporto tra macchine e lavoro sviluppate nello studio del capitalismo industriale, e quindi parlare di dequalificazione, turnover operaio, inclusione di nuovi soggetti nella forza lavoro, e ruolo paternalista dell’impresa. L’esempio di Amazon è uno dei più interessanti per capire dove sta andando il capitalismo digitale.

Articolo di Alessandro Delfanti “Amazon è la nuova Fiat”: https://ilmanifesto.it/amazon-e-la-nuova-fiat/


SESSIONE III

LOGICHE SPAZIALI, ACCELERAZIONI TEMPORALI

 

Matteo Vegetti

Assemblaggi spazio-temporali

La fase globale iniziata con l’ascesa dei media aerei (prima con le macchine volanti, la radio, il radar, poi con lo sviluppo della rete, della telecomunicazioni senza fili, della spazialità dei flussi) ha comportato effetti di straodinario rilievo nella dinamica della compressione spazio-temporale che Marx aveva già intuito nelle pagine dei Grundrisse. Per effetto della velocità di trasmissione imposta dai nuovi media il rapporto tra tempo e spazio è stato radicalmente perturbato, al punto di provocare la genesi di inedite forme di capitalismo, di soggettività, di organizzazione sociale. Nei campi della comunicazione e dell’economia la deterritorializzazione sfida la tenuta dei corpi politici e la coesione di quelli sociali. Ma in ciò che ci appare innanzitutto come disordine, “schizzofrenia strutturale” o alienazione, si mostrano anche inediti assemblaggi spazio-temporali e nuove forme di resistenza.

Recensione al libro di Matteo Vegetti “L’invenzione del globo”: https://www.pandorarivista.it/articoli/invenzione-globo-matteo-vegetti/

 

Rutvica Andrijasevic

The double mobility of capital and labour

I will use the case of Foxconn in Eastern Europe to discuss the double mobility of capital and labour. Scholarship commonly posits capital as mobile and labour as immobile, i.e. in loco, and socially embedded. In doing so, the organisation of production and work is seen as imposed by management, i.e. a top-down process, as well as by the needs of a specific industrial sector. Accordingly, it is possible to observe, as I will show, the ways in which Foxconn aims to match the requirements of just-in-time production model with just-in-time workforce. However, I will also show that the use of contingent and ‘flexible’ workforce is not simply driven by the needs of capital but emerges as a response to labour mobility (i.e turnover, exit), composition and actions. I will suggest that to understand how capital organises itself requires a closer look at the composition and agency of labour: in doing so, it is possible to observe the co-determinacy of capital and labour.

Articolo di Rutvica Andrijasevic e Devi Sacchetto “China may be far away but Foxconn is on our doorstep”: https://www.opendemocracy.net/rutvica-andrijasevic-devi-sacchetto/china-may-be-far-away-but-foxconn-is-on-our-doorstep

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