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Riders e piattaforme di food delivery di fronte alla sfida del Covid-19

 

La pandemia globale di Covid-19 e le misure di lockdown adottate a diverse gradazioni da quasi tutti i paesi hanno agito, tra le altre cose, una messa a nudo delle infrastrutture produttive del capitalismo di oggi.

La logistica emerge, ancora una volta, come uno dei nodi centrali attorno ai quali si sono riorganizzati consumo e produzione negli ultimi anni. Se è stato possibile bloccare almeno parzialmente la mobilità delle persone, non è stato possibile fare altrettanto per quanto riguarda la mobilità delle merci. In questo contesto, le piattaforme di food delivery sembrano uscire dal periodo di lockdown come uno dei pochi “vincitori”, imponendo ancora di più i propri marketplace come spazi fondamentali per la vendita e il consumo

Le città-fantasma con le loro strade vuote sono state attraversate da pochissimi lavoratori, tra questi i rider. Se la logistica metropolitana gestita da piattaforme private o grandi compagnie internazionali è ormai servizio pubblico essenziale, facchini e fattorini vivono la contraddizione di essere riconosciuti sempre di più come forza-lavoro fondamentale per assicurare la riproduzione sociale ma, allo stesso tempo, di lavorare in condizioni di precarietà e sfruttamento.

Accanto ad alcuni problemi strutturali quali l’assenza di contratti dignitosi o la possibilità di usufruire di adeguate protezioni sociali, i rider hanno esperito durante quest’ultimo periodo anche altri problemi legati alla mancanza di dispositivi di protezione individuale e coperture in caso di malattia. Di più, le nuove assunzioni eseguite dalle aziende durante il periodo di picco degli ordini per il lockdown hanno rinforzato il regime di competizione interna fra lavoratori delle stesse piattaforme.

È in questo contesto di peggioramento delle condizioni di lavoro e contemporaneo riconoscimento della centralità della logistica metropolitana che assistiamo a una nuova ondata di mobilitazioni da parte di quello che ormai è un movimento globale dei riders: da Bologna a Buenos Aires, da Hong Kong a Belo Horizonte.

Questo video reportage organizzato da Into the Black Box e dal progetto H2020 PLUS indaga l’impatto del covid-19 sulle piattaforme di food delivery e, più in generale, il futuro del lavoro a partire dalle nuove forme di imprenditorializzazione metropolitana. In quest’ottica, Deliveroo non solo può essere inquadrata come azienda leader del settore ma anche come fonte di innovazione per le forme di organizzazione del lavoro (digitalizzato, frammentato, individualizzato). Insieme all’azienda britannica, le diverse voci che compongono questo reportage affrontano anche lo stato dell’arte delle altre piattaforme di food delivery componendo uno sguardo transnazionale.

Angelo Avelli di Deliverance Milano e Lorenzo Righi di Riders Union Bologna fanno il punto sugli ultimi sviluppi dei loro percorsi sindacali nelle rispettive città; Lorenzo Pirovano invece si concentra sul modello Uber e le recenti inchieste giudiziarie che vedono l’azienda accusata di caporalato; Melissa Renau, Barbara Gomes e Moritz Altenried restituiscono un quadro della situazione del food delivery in Spagna, Francia e Germania; Riccardo Emilio Chesta allarga invece lo sguardo mettendo in parallelo riders e facchini di Amazon; Belén Valencia Castro ed Andrea Fagioli ci parlano infine della situazione in America Latina, con un focus su Ecuador e Argentina.


#1 Angelo Avelli

 


#2 Belén Valencia Castro


#3 Riccardo Emilio Chesta


#4 Melissa Renau


#5 Lorenzo Pirovano


#6 Lorenzo Righi


# Moritz Altenried


#8 Andrea Fagioli


#9 Barbara Gomes

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