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[Call for Proposals] Transizioni 4.0: mutazioni del rapporto lavoro/capitale, nuove tecnologie, conflitti emergenti

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14 maggio 2020

Giornata di studi promossa da Into the Black Box all’interno del progetto PLUS (Platform Labour in Urban Spaces) 

@DamsLab (via Azzo Gardino, Bologna)

Condividiamo questo testo come forma di invito chiedendo di farlo circolare a studiosi/e che si potrebbero coinvolgere nella giornata di studi Transizioni 4.0: mutazioni del rapporto lavoro/capitale, nuove tecnologie, conflitti emergenti che si terrà a Bologna il 14 maggio organizzata da Into the Black Box all’interno del progetto Horizon2020 PLUS (Platform Labour in Urban Spaces). Per chi fosse interessato/a a partecipare, chiediamo di inviare entro domenica 29 marzo una proposta di intervento (titolo e abstract di max. 250 parole) per avere un’idea dei contenuti del contributo in modo da poter organizzare delle sessioni di discussione ragionate.

Per inviare proposte o chiedere maggiori informazioni scrivere a info@intotheblackbox.com

Parteciperà ai lavori come keynote Niels Van Doorn

Con questa giornata di studi vorremmo focalizzarci su una analisi e un’interpretazione della cosiddetta “rivoluzione 4.0”. All’interno di questo lemma consideriamo un insieme di processi tra loro distinti per genealogie e peculiarità ma accomunati da una ricerca di nuove campi e forme di valorizzazione tramite (tra le altre cose) l’innovazione tecnologica: l’imporsi dell’industria dell’Information Technology (a partire dalle statunitensi GAFAM – Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft) e la recente rapida crescita del “capitalismo delle piattaforme” (AirBnb, Uber, app del food delivery ecc…); la “Fabbrica 4.0” di origine tedesca, ossia la ricerca di un aumento di produttività tramite l’integrazione di sistemi cyber-fisici nei processi industriali (la dimensione bimodale, un ecosistema di risorse fisiche e virtuali); la smartizzazione di produzione e distribuzione (mix tecnologico di automazione, informazione, connessione e programmazione) di un capitalismo dispiegato a livello planetario lungo supply chain e catene globali del valore; più in generale l’innesto nel quotidiano delle cosiddette tecnologie radicali (robotica, Internet of things, Intelligenza artificiale, dimensione algoritmica). Questo insieme di elementi, emersi in particolare dopo la crisi del 2007/2008, sta profondamente trasformando – e questa è la prospettiva che intendiamo adottare come lente privilegiata – il mondo del lavoro lungo coordinate da mappare e seguendo conflitti che aprono molte domande inedite.

Elenchiamo alcuni dei nodi e quesiti attorno ai quali vorremmo strutturare una discussione e un dialogo polifonico:

  • Se si osservano forme del lavoro di piattaforma come ad esempio quelle della nuova logistica metropolitana (Amazon, piattaforme di home delivery), ci si trova di fronte a interpretazioni estremamente variegate: c’è ad esempio chi sostiene che stiamo assistendo a un ritorno a forme di lavoro ottocentesche (cottimo, uso dei propri mezzi di lavoro ecc..); chi parla invece di neo-taylorismo o di un nuovo sistema-fabbrica dei servizi; chi infine ritiene che si tratti dell’ultimo sviluppo del processo neoliberale di costruzione di una forza-lavoro come auto-imprenditorialità. Quali prospettive è necessario adottare per una comprensione delle nuove frontiere del lavoro?
  • Nell’analizzare il 4.0 vengono frequentemente mobilitate, in modo alternativo, le categorie marxiane di sussunzione formale o sussunzione reale, mentre c’è chi si concentra sulle dinamiche di una nuova accumulazione originaria e chi propone una nuova soglia, quella della sussunzione totale. Nella giustapposizione e integrazione tra queste figure, come possiamo usarle oggi? Come si collocano i processi di resistenza e organizzazione della forza-lavoro rispetto a questi processi?
  • Qual è il rapporto tra piattaforme, industrie hi-tech e lavoro vivo? Siamo di fronte a dispositivi puramente estrattivi di valore di fronte a una cooperazione sociale con una forte tensione all’autonomia? Oppure le piattaforme organizzano e disciplinano la forza-lavoro in modo esogeno? La transizione 4.0 va letta principalmente come l’azione integrata di una serie di dispositivi che agiscono “dall’alto” nell’epoca della precarietà distesa e della crisi infinita, oppure il 4.0 “succhia” dinamiche di cooperazione endogena alle metropoli e alla riproduzione di classe? Quali modelli interpretativi si rivelano più efficaci da un punto di vista analitico e politico?
  • Quali nuove forme di gerarchizzazione e s-composizione di classe vengono profilandosi nel 4.0? In che modo si ridefiniscono le diagonali di genere, razza e generazione?
  • Quali sono le forme di rifiuto del lavoro che si stanno producendo nel lavoro digitalizzato e automatizzato? Quali le forme di sussunzione di esse? Le piattaforme e le infrastrutture digitali evolvono assorbendo di continuo il “rifiuto operaio” o vengono prima logicamente?
  • Il lavoro digitalizzato ci mette di fronte a un’ecologia complessa in cui l’interazione umano-macchina-ambiente è da intendere come un processo senza un centro predefinito. In questo scenario possiamo parlare di industrializzazione dell’umano e di un sistema sempre più macchinico? Se guardiamo alla tecnologia come condensazione dei rapporti di potere sociale (contenente dunque sia dominio che forme di cattura della cooperazione), quali scenari si aprono nel conflitto lavoro/capitale rispetto al capitale fisso? Quali potenziali di liberazione o di dominazione si dischiudono nel divenire-cyborg e quali lenti adottare per leggere oggi l’ecologia umano-macchina-ambiente?

 

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