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Capitalismo 4.0. Genealogia della rivoluzione digitale

Da qualche anno ci muoviamo all’interno di una ricerca collettiva e trans-disciplinare, che prende il nome di Into the Black Box, incentrata sulle trasformazioni del lavoro, la metropoli, le nuove spazialità del pianeta e i cambiamenti tecnologici legati al cosiddetto “capitalismo delle piattaforme”. Il trait d’union fra questi temi è stato in particolar modo l’adozione della “logistica quale prospettiva privilegiata per indagare le attuali mutazioni politiche, economiche e sociali”[1]. Con geometrie variabili, collegialmente o singolarmente, negli ultimi anni abbiamo prodotto diversi contributi, curato riviste e partecipato a innumerevoli incontri e convegni in Italia e in molte altre parti del mondo[2].  Benché provenienti da differenti percorsi, i nostri lavori di ricerca collettiva hanno avuto un’origine comune: le lotte dei lavoratori della logistica soprattutto – ma non esclusivamente – nella “Valle del Po’”[3]. A partire dalle inchieste fatte tra magazzini, picchetti agli Interporti e mobilitazioni tra l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Lombardia, un campo d’indagine molto più ampio si è aperto davanti a noi. Abbiamo iniziato a scoprire che senza alcun coordinamento organizzativo, negli anni immediatamente successivi alla crisi economica del 2007-2008, in tutto il pianeta si annoveravano scioperi, picchetti e contestazioni nei diversi snodi logistici delle catene globali del valore. Dal Canada all’Olanda, dall’Australia al Cile, dagli Stati Uniti a Hong Kong: il globo terracqueo era solcato da blocchi della circolazione. Un supposto “Borderless World”[4] caratterizzato dalla continuità dei flussi appariva sempre più puntellato da faglie di rottura, ostacoli e “choke points”[5] che intralciavano la “fantasia logistica” di uno spazio globale privo di interruzioni di sorta. Di lì la nostra prospettiva si è a poco a poco allargata, mantenendo tuttavia costante la metodologia che a partire dai lavori di inchiesta e di con-ricerca (seppur in forme differenti), ha canalizzato la nostra attenzione verso quello che – per dirla con Marx – caratterizza il “tempo di circolazione” delle merci, tentando costantemente di assumerne la profondità teorica e storico-politica.

Dalle lotte dei facchini (in gran parte migranti) dei magazzini logistici padani, abbiamo presto intercettato nelle nostre analisi i lavoratori di Amazon e i rider del food delivery della nuova logistica metropolitana (la logistica “a corto raggio”). Abbiamo scrutato le trasformazioni dei territori, partendo da alcune lotte contro progetti infrastrutturali nostrani (No Tav e No Tap) per poi passare all’analisi di macro-progetti quali la “Nuova via della Seta”[6] o quelli che attraversano l’America Latina[7]. Volgere lo sguardo a queste “frontiere del capitale”[8] ci ha permesso di scorgere faglie e punti di rottura che si articolavano dentro e contro di esso. Le lotte del lavoro hanno mostrato come al suo interno forme arcaiche e iper-moderne si ricombinino e assemblino di continuo, in un movimento ininterrotto in cui sussunzione formale, sussunzione reale e dinamiche da accumulazione originaria si mischiano e confondono. Abbiamo dunque provato a guardare alla lotta di classe su “un nuovo terreno”[9]. Ultimamente, tuttavia, avevamo sentito l’esigenza di ancorare a coordinate teoriche più generali il nostro lavoro. Ci pareva che l’intensità e l’estensione dei cambiamenti in atto fossero inseriti all’interno di quella che abbiamo provato a definire come una “rivoluzione del capitale”, ossia un complessivo tentativo di ri-definizione “dall’alto” dell’economia politica contemporanea. Una trasformazione che sta investendo non solo le forme della produzione ma anche e soprattutto la composizione di classe.

Questo libro è dunque uno sforzo di focalizzazione su un’analisi e un’interpretazione del passaggio storico che stiamo vivendo, spesso chiamato “quarta rivoluzione industriale”, che dà vita a quello che definiamo in maniera provvisoria come “capitalismo 4.0”. All’interno di questo lemma consideriamo un insieme di processi: l’imporsi dell’industria dell’Information Technology (a partire dalle statunitensi Gafam – Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft e dalla piattaforme cinesi come Alibaba e TikTok) e la recente rapida crescita del “capitalismo delle piattaforme”[10] (AirBnb, Uber, Deliveroo, Helpling, Foodora, Taskrabbit ecc.); l’“industria 4.0” di origine tedesca[11], ossia la ricerca di un aumento di produttività tramite l’integrazione di sistemi cyber-fisici nei processi industriali (la dimensione bimodale, un ecosistema di risorse fisiche e virtuali); il divenire “smart” di produzione e distribuzione (mix tecnologico di automazione, informazione, connessione e programmazione) di un capitalismo dispiegato a livello planetario lungo supply chain e catene globali del valore; più in generale, l’innesto nel quotidiano di robotica, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, dimensione algoritmica. Questo insieme di elementi – emersi in particolare dopo la crisi del 2007-2008 – sta profondamente trasformando il mondo del lavoro, e questa è la prospettiva che intendiamo adottare come lente privilegiata d’analisi seguendo nuove coordinate da mappare e facendoci ispirare da conflitti che aprono domande inedite. 

In questo libro abbiamo raccolto una serie di contributi nell’ottica di costruire un inquadramento concettuale delle rivoluzioni del capitale (Ricciardi e Rudan), una loro lettura storica (Agnoletto e Filippini), e uno sguardo sulle tensioni che attraversano il nostro presente iperindustriale (Ermano, Cominu e Dyer-Whiteford, Reyes, Liu). Una parte di questi contributi sono stati presentati e discussi collettivamente il 21 febbraio 2019 all’Università di Bologna durante la giornata di studi intitolata “Prospettive critiche sul capitalismo contemporaneo” organizzata all’interno del progetto Horizon2020 Plus (Platform Labour in Urban Spaces). È da quel momento di confronto che è nata l’idea di questo libro, che si chiude con una postfazione di Sergio Bologna, le cui analisi pionieristiche sulla logistica sono state una fonte di ispirazione per il nostro lavoro. Nello specifico, abbiamo organizzato i capitoli che seguono attorno a tre assi.

Il primo asse produce una mappatura storico-teorica del sintagma “rivoluzioni del capitale” ed è composto dai primi tre capitoli del libro. Il saggio inziale, scritto da cinque ricercatori che animano il percorso di Into the Black Box, introduce il tema del carattere rivoluzionario del capitale. Partendo da una genealogia delle trasformazioni in corso, viene presentata una prospettiva analitica che problematizza il capitalismo 4.0 al di là di un inquadramento puramente tecnologico, ma mette al centro i nuovi assemblaggi globali di forza-lavoro e i conflitti che li attraversano. Maurizio Ricciardi, invece, considera il concetto a partire dagli scritti di Marx, che permettono di inquadrare ogni rivoluzione industriale come rivoluzione del capitale in quanto va a riconfigurare il rapporto storico di dominio dei possessori di denaro sui possessori di forza-lavoro. Le innovazioni tecnologiche sono letteralmente lavoro morto che domina quello vivo in un infinito (assoluto) presente che trova nella quarta rivoluzione industriale la sua massima espressione, dove processi sociali e produttivi si sovrappongono e confondono grazie all’intermediazione dell’algoritmo. Il contributo di Paola Rudan introduce il tema della riproduzione sociale e svela l’intrinseca valenza politica delle innovazioni tecnologiche nella misura in cui intendono perpetrare un determinato sistema sociale capitalistico caratterizzato dal dominio maschile. Attraversando gli scritti di alcune importanti filosofe femministe, Rudan mostra come la rivoluzione industriale sia stata storicamente utile a riconfigurare i rapporti di dominio esistenti e, sulla scorta di questa interpretazione, mostra come app, piattaforme digitali e altre innovazioni tecniche degli ultimi anni non contengano alcun carattere rivoluzionario, ma insistano piuttosto sull’incorporazione del principio patriarcale che organizza la società capitalista.

Il secondo asse comprende due capitoli dal carattere propriamente storico. Concentrandosi soprattutto sulla prima rivoluzione industriale, il testo di Stefano Agnoletto mira a problematizzare l’accezione rivoluzionaria di quegli eventi e la versione occidentalocentrica che sottostà a tale assunzione. Adottando uno sguardo globale e rifacendosi a una letteratura importante e spesso sottostimata, Agnoletto mostra non soltanto il carattere di “mito storiografico” al ruolo attribuito alla rivoluzione industriale inglese, ma anche la necessità di analizzare più ampiamente i fattori esogeni alla luce delle geometrie della Global History per giungere al superamento della visione limitante e cripto-colonialista che propone l’idea di una “progressiva europeizzazione del mondo”. Il contributo di Michele Filippini si concentra anch’esso sulla critica del concetto di rivoluzione, ma con un polo gravitazionale che ruota attorno alle tesi di Gramsci sul fordismo. Per sviluppare una critica della semantica della rivoluzione costruita a partire dall’analisi di un mero accelerazionismo tecnologico, Filippini evidenzia il carattere politico che Gramsci attribuisce al fordismo per derivarne una contro-storia politica delle rivoluzioni tecnologiche.

Il terzo asse del libro si sposta infine sull’attualità, concentrandosi sul lavoro nella rivoluzione digitale e sulle lotte che nelle tecnologie digitali hanno trovato uno supporto strategico. Il capitolo di Armano e Cominu parte dai lavori del “secondo” Romano Alquati (quello degli anni Ottanta e Novanta) utilizzandoli quali mappe cognitive per indagare le trasformazioni del 4.0. A suscitare il nostro interesse sono le sue riflessioni sul “modo industriale” che esce dalla fabbrica per insinuarsi nella riproduzione sociale, nella sfera dei consumi o nell’ambito politico (il cosiddetto iperindustriale); le sue analisi sui cambiamenti nel lavoro e sull’impatto delle tecnologie su skill e automazioni; infine, le sue ipotesi di lettura sul mutamento delle soggettività frutto della compenetrazione tra umano e tecnologico. Questi spunti orientano l’analisi degli autori del capitolo, che cercano di elaborare gli elementi di base per un’analisi alquatiana su piattaforme e trasformazioni del digitale. Infine, il testo di Nick Dyer-Whiteford, Jaime Brenes Reyes e Michelle Liu si concentra ancora sulle innovazioni tecnologiche valutandone l’impatto non sul mondo del lavoro ma sulle lotte sociali che a partire dal 2018 hanno puntellato gli spazi urbani dell’intero pianeta. In questo capitolo viene proposta una analisi che legge i circuiti logistici e le rivolte come processi sovrapposti. La “(contro)logistica delle rivolte” mostra inoltre un (contro)uso di piattaforme e tecnologie digitali che apre a sperimentazioni future che vengono qui definite come “rivoluzioni non sovrane”.

Ci auguriamo che la lettura del presente volume possa aiutare un lavoro collettivo di comprensione delle attuali trasformazioni capace di inquadrarle nel loro doppio movimento interno, ossia da un lato come espressione di una tensione del capitale a rivoluzionare di continuo i suoi modi di produzione e riproduzione, e dall’altro come campionario delle pratiche di classe in grado di scomporre e mettere in discussione le forme di dominio. L’obiettivo complessivo del libro è dunque quella di presentare alcuni strumenti concettuali che possano funzionare come stimolo per approfondire e aprire nuove sperimentazioni nel campo delle lotte e dei conflitti sociali.

Ringraziamo tutti gli autori e le autrici che hanno contribuito al volume per aver accettato la sfida di questo lavoro collettivo di ricerca critica. Un grazie particolare va a Sandro Mezzadra per il confronto costante e il supporto ricevuto nella realizzazione di questo progetto editoriale. Un pensiero finale lo rivolgiamo a tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno condiviso con noi riflessioni, speranze e pratiche delle loro lotte.


Capitalismo 4.0. Genalogia della rivoluzione digitale
A cura di Into the Black Box (Carlotta Benvegnù, Niccolò Cuppini, Mattia Frapporti, Floriano Milesi, Maurilio Pirone)

Casa Editrice: Meltemi
Anno di pubblicazione: 2021
ISBN 9788855194020
Per acquistare il volume cliccare sul link.

Introduzione
Into the Black Box

Per una critica del capitalismo 4.0
Carlotta Benvegnù, Niccolò Cuppini, Mattia Frapporti, Floriano Milesi, Maurilio Pirone

Rivoluzioni industriali e grande divergenza (tra XVIII e XIX secolo): miti e paradigmi
Stefano Agnoletto

Per la critica del concetto di rivoluzione
Michele Filippini

Riproduzione sociale e tecnologie del dominio: capitale, dominio maschile, mobilità
Paola Rudan

Il presente assoluto. Macchine, rivoluzioni e algoritmi
Maurizio Ricciardi

Connettività e capacità umana nella trasformazione digitale
Emiliana Armano e Salvatore Cominu

Logistica delle rivolte
Nick Dyer-Witheford, Jaime Brenes Reyes e Michelle Liu

Cybertariato. Lavoro e tecnologia nel nuovo Millennio
Intervista a Ursula Huws

Postfazione
Sergio Bologna


[1] http://www.intotheblackbox.com/senza-categoria/chi-siamo/

[2] Into the Black Box e C. Mattiucci (a cura di), Logistical Territories, “lo Squaderno”, n. 51, marzo 2019; C. Benvegnù, N. Cuppini, M. Frapporti, F. Milesi, M. Pirone (a cura di), Logistical Gazes: spaces, labour and struggles in global capitalism, “Work Organisation, Labour & Globalisation”, Vol. 13, N. 1, 2019; Into the Black Box and Officina PrimoMaggio, “Strikes and ‘invisible’ mobilizations in the Italian pandemic”, in Workers Inquiry Network (a cura di), Struggle in a Pandemic. A collection of contributions on the Covid-19 crisis from members of the Workers Inquiry Network, 2020; Into the Black Box (a cura di), Logistica e America Latina, Dipartimento delle arti, Università di Bologna, 2020; Into the Black Box (a cura di), Criticizing disruption Platformization and its discontent, “The South Atlantic Quarterly”, 120, 4, 2021.

[3] N. Cuppini, M. Frapporti, M. Pirone, Logistics struggles in the Po Valley Region. Territorial transformations and processes of antagonistic subjectivation, “The South Atlantic Quarterly”, 114, 1, 2015.

[4] K. Ohmae, The Borderless World, Londra, HarperCollins, 1990.

[5] J. Wilson e I. Ness (a cura di), Choke Points. Logistics Workers Disrupting the Global Supply Chain, Londra, PlutoPress, 2018.

[6] G. Grappi, Logistica, Roma, Ediesse, 2016.

[7] Into the Black Box (a cura di), Logistica e America Latina, cit.

[8] S. Mezzadra e B. Neilson, Confini e frontiere, Bologna, Il Mulino, 2014.

[9] K. Moody, On New Terrain. How Capital is Reshaping the Battleground of Class War, Chicago, Haymarket Books, 2017.

[10] N. Srnicek, Capitalismo digitale, Roma, Luiss University Press, 2017; B. Vecchi, Il Capitalismo delle piattaforme, Roma, Manifestolibri, 2017.

[11] K. Schwab, La quarta rivoluzione industriale, Milano, FrancoAngeli, 2016.

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