Il progetto

Chi Siamo

 

Il progetto

Into the Black Box è un progetto di ricerca collettivo e trans-disciplinare che adotta la logistica quale prospettiva privilegiata per indagare le attuali mutazioni politiche, economiche e sociali. Seppur in forme differenti, è nato dalla spinta delle lotte nella logistica nella megalopoli padana dell’ultimo decennio, dando vita a traiettorie di ricerca che si sono incontrate in tre summer school svoltesi a Berlino tra il 2013 e il 2016 e in numerosi altri contesti politici e di ricerca.

Per quanto di decisiva importanza nel funzionamento complessivo del capitalismo che abbiamo di fronte oggi, la logistica non può evidentemente essere considerata in quanto tale l’ambito che ne definisce di  per sé le logiche e la “razionalità”. Riteniamo però al contempo che la logistica non possa essere semplicemente ridotta alla circolazione delle merci, inquadrandola piuttosto come un complesso apparato biopolitico che trasforma spazi, soggetti e poteri. Non a caso “assemblaggi”, “connessioni”, “disruption”, “hub” ecc… stanno diventando categorie cruciali per una teoria critica protesa alla comprensione dei processi di globalizzazione, delle trasformazioni del lavoro, delle dinamiche di mutazione dei territori, delle forme di soggettivazione. La logistica rappresenta dunque una delle prospettive cruciali per comprendere i rapporti di comando e insubordinazione che si definiscono nella composizione del “capitale complessivo” (e dunque le forme specifiche in cui il capitale si riorganizza come “relazione sociale”).

La black box è il simbolo delle attuali tecniche manageriali, rimanda all’emblema della logistica, il container, e si propone come dispositivo per coprire – nascondendo o ammantando di tecnicità – le logiche sistemiche agli “osservatori esterni”. Le black box sono ovunque attorno a noi: nelle pile di container che si osservano dalle autostrade, nel capitalismo delle piattaforme, nella pianificazione urbana, nell’organizzazione del lavoro, nella governance statuale. Una via per penetrare tali opacità sistemiche è quella di analizzare congiuntamente input e output, operazioni e conseguenze, procedure e resistenze. La posta in palio non è evidentemente quella di decodificare e rendere chiare queste scatole oscure, quanto di scomporle tramite un approccio di analisi e interpretazione critica. Si tratta in altre parole di indagare attraverso la “forma-box” quella «cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici […] che si trasforma in una cosa sensibilmente sovrasensibile. Non solo sta coi piedi per terra, ma, di fronte a tutte le altre merci, si mette a testa in giù, e sgomitola dalla sua testa dei prodotti molto più mirabili che se cominciasse spontaneamente a ballare».

Into the Black Box è un cantiere di ricerca aperto e in divenire che si è recentemente dotato di un blog: www.intotheblackbox.com. Al momento si sta muovendo attorno ai seguenti vettori/ipotesi di ricerca: il ruolo delle infrastrutture nella costruzione delle forme di potere statale, imperiale e dell’Unione Europea e nell’analisi del potere logistico; il lavoro e gli scioperi/conflitti nel settore logistico; le nuove forme di sindacalizzazione nel platform capitalism; l’industria 4.0 e le grandi multinazionali del retail, da Ali Baba ad Amazon; la cyber-antropologia; il rapporto tra il nuovo paradigma di mobilità collegato alla logistica e la “mobilità umana”, ovvero le migrazioni; la ‘mobilità’ del territorio; il platform urbanismjust in time and container (mobile) urbanism. Non ci interessa, infine, una discussione rispetto a dove stia oggi il “cuore” del sistema” (nelle fabbriche cinesi, nei centri finanziari o altrove), ma sul dove risiedano le possibilità di rompere i circuiti di accumulazione. Le lotte nella circolazione aprono d’altronde un problema politico: sono efficaci quando colpiscono il nodo o il transito, il punto di concentrazione o la connessione? Vorremmo su questo provare a fare un passo in avanti nel dibattito critico sulla ‘contro-logistica’, provando a ridefinirne le coordinate.

Se vuoi saperne di più leggi la nostra presetazione alla conferenza di Historical Materialism London 2019 Investigating the Frontiers of Capitalism o il nostro Manifesto di critica logistica.


Il sito

Into the Black Box è un percorso collettivo di indagine, ricerca e analisi. Il sito è lo spazio di archiviazione di tutti i materiali che abbiamo prodotto, i quali sono disponibili per essere condivisi e diffusi nel rispetto delle condizioni richieste dagli autori. Inoltre, il sito ospita contributi di altri collaboratori ed esperti che hanno deciso di supportare questo progetto.

Per spiegare bene chi siamo abbiamo raccolto alcuni scritti in cui abbiamo condensato la nostra prospettiva critica. Il Manifesto contiene un’analisi critica del ruolo della logistica e della dimensione spaziale all’interno del capitalismo contemporaneo. E’ disponibile in inglese, francese, italiano e spagnolo.

Nella versione English è possibile trovare tutti i materiali disponibili in lingua inglese.

La sezione Articoli ospita interviste, saggi, reportage. Al suo interno sono presenti diverse sotto-sezioni. In AmericaLatina presentiamo contributi specifici sul continente Sudamericano inteso come laboratorio delle politiche logistiche. In 

Nella sezione Eventi si segnalano conferenze, seminari, call for papers e presentazioni.

Alla voce Pubblicazioni trovate tutti i nostri lavori collettivi, molti dei quali disponibili ad accesso libero e gratuito. In particolare trovate i Quaderni di Into the Black Box, il nostro progetto editoriale di volumi collettanei che trattano di volta in volta un nodo specifico del nostro presente.

Art Projects raccoglie diverse collaborazioni artistiche che abbiamo realizzato alla ricerca di altri linguaggi in grado di fornire uno sguardo critico sul capitalismo. 

Infine la sezione Multimedia contiene audio e video delle nostre iniziative.

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Il Board

Carlotta Benvegnù ha un dottorato di ricerca in Sociologia, è membro del Center for Sociological and Political Research di Parigi (Cresppa – CSU) e lavora come post-doc presso l’Università di Parigi 13 nell’ambito del progetto PLUS (Platform Labour in Urban Spaces: Fairness, Welfare, Development). I suoi interessi di ricerca riguardano la sociologia del lavoro, le relazioni industriali, la segmentazione del mercato del lavoro e le migrazioni.

Niccolò Cuppini è ricercatore presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Ha conseguito il dottorato di ricerca in Politica, Istituzioni, Storia presso l’Università di Bologna nel 2016 con una tesi dal titolo “Genealogia della città globalizzata. Premesse politiche dell’urbanizzazione del mondo”. Le sue ricerche sono orientate ad un approccio transdisciplinare nell’ambito degli studi urbani e della storia delle dottrine politiche. Si occupa inoltre di logistica e movimenti sociali, sociologia del lavoro e economia di piattaforma. Niccolò è coinvolto in numerosi progetti di ricerca internazionali in Europa (” Platform Labour in Urban Spaces” – HORIZON 2020), Africa (“Welcoming Neighbourhoods” – SUDAC), America Latina (“Urban Regime and Citizenship in Rio de Janeiro” – FNS e “Impact and Legacy of Mega Events in Buenos Aires” – CLS) e Stati Uniti (“A trans-national research network on logistics” – FNS). È redattore della rivista Scienza&Politica.

Mattia Frapporti ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia e Culture presso l’Università di Bologna con una tesi dal titolo “Lo spazio logistico dell’Europa unita. Su Jean Monnet e la razionalità dell’integrazione”. I suoi focus sono il processo di integrazione europea, la politica delle infrastrutture, la logistica e il ruolo dello Stato. Attualmente è ricercatore post-doc presso l’Università di Bologna e si occupa principalmente di piattaforme negli spazi urbani e di genealogia della logistica. È anche redattore della rivista Zapruder.

Floriano Milesi è dottorando di ricerca in Storia, Culture e Civiltà (Università di Bologna). In precedenza ha conseguito il Master in Antropologia culturale ed Etnologia con una tesi in Antropologia del lavoro. La sua ricerca attuale è incentrata sul rapporto tra lavoro umano e lavoro meccanico nelle aziende di platform economy.

Maurilio Pirone è assegnista di ricerca in “Disciplina del lavoro e nuovi processi di sindacalismo nell’economia di piattaforma” per il progetto Horizon202020 PLUS (Platform Labour in Urban Spaces). In precedenza ha conseguito il dottorato di ricerca in Politica, Istituzioni, Storia presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna con una tesi finale dal titolo “Il governo della forza lavoro. Produzione e soggettività in Marx” (relatore Prof. Sandro Mezzadra). Le sue ricerche riguardano il capitalismo delle piattaforme, le nuove forme di sindacalismo urbano, l’impatto delle tecnologie digitali sulla disciplina del lavoro, la logistica.

 

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