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La fabbrica digitale. Platform economy e digital labour tra dissoluzione del salario istituzione e nuove convenzioni digitali

Segnaliamo che dal 30 gennaio al 1 febbraio si svolgerà il IV° convegno della Società italiana di sociologia economica “La riscoperta del valore. Politeismo e ibridazione”. Durante il convegno ci sarà anche una sessione dal titolo “La fabbrica digitale. Platform economy e digital labour tra dissoluzione del salario istituzione e nuove convenzioni digitali” a cui parteciperanno i nostri Maurilio Pirone e Mattia Frapporti con un intervento su capitalismo delle piattaforme e nuove forme di sindacalismo metropolitano.

 

Convegno SISEC 2020, Torino 30 gennaio – 1 febbraio 2020, Università degli Studi di Torino
Sessione 7: la fabbrica digitale. Platform economy e digital labour tra dissoluzione del salario, istituzione e nuove convenzioni digitali

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria esplosione delle piattaforme digitali, le quali vanno sempre più affermandosi come un distinto modello organizzativo. A determinare un tale successo non vi sono però soltanto le possibilità offerte dall’innovazione tecnologica digitale, ma anche l’impatto di trasformazioni sociali e normative di più lunga durata (Srnicek, 2017). Anzitutto, ciò riguarda gli effetti della dissoluzione dell’istituzione salariale (Chicchi, Leonardi, Lucarelli, 2016), che ha determinato quelle condizioni legali e materiali che spingono sempre più
individui verso la ricerca di prestazioni, poco o per nulla regolate, con cui integrare il proprio reddito. Non sembra un caso, infatti, se molte di queste piattaforme offrono servizi, come ad esempio la consegna del cibo, l’affitto di breve durata o il lavoro domestico, storicamente condotti nell’informalità. Eppure, nonostante la formalizzazione prodotta dalle piattaforme, a causa del modo in cui queste impiegano le tecnologie digitali, non solo i lavoratori si trovano nella stessa condizione di insicurezza e povertà che caratterizza il lavoro informale, ma sperimentano anche
una progressiva tendenza a intensificare la prestazione lavorativa (Marrone, 2019). Così, se da un lato il successo delle piattaforme sembra dipingere l’orizzonte di una progressiva “platformization” dell’economia (Gillespie, 2010), dall’altro assistiamo alla diffusione di nuove convenzioni, incardinate attorno alla capacità performativa, che costituisce il profilo emergente di un regime lavorativo basato sulla continua esecuzione di prestazioni private di qualsiasi tutela (Graham, Hjorth, Lehdonvirta, 2017).
Obiettivo di questo panel è mettere in luce a partire da una pluralità di punti di vista, sia sul piano teorico che della ricerca empirica, qualitativa o quantitativa, i principali tratti del regime lavorativo imposto dalle piattaforme. I temi affrontati saranno:
– Welfare e Platform Economy
– Platform economy e nuovi modelli organizzativi
– Algoritmi, processi produttivi e nuovo sfruttamento
– Gig/Sharing economy e processi di soggettivazione
– Automazione e frantumazione del lavoro
– Platform economy e nuove resistenze del lavoro
– L’estrazione del valore nella fabbrica digitale
– Lavoro informale e piattaforme.
Coordinatori: Federico Chicchi (federico.chicchi@unibo.it), Università di Bologna, Emanuele Leonardi  leonardi@ces.uc.pt), Università di Coimbra e Marco Marrone (marco.marrone@unive.it), Università di Venezia.


Platform capitalism, the entrepreneurship of urban condition and new forms of unionism: preliminary results form PLUS project research in Bologna

The image of the platform generally indicates a new type of enterprise based on sharing, aggregation of offer and demand, horizontality of exchange. It is, generally, a business model that is radically transforming the labour market, the organisation of the production process and the forms of consumption.
We should also note the close relationship between many of the companies described as platforms and the urban dimension. On the one hand, the city is increasingly identified in a re-productive space in which activities linked to circulation, consumption and care are central. On the other hand, a new figure of productive subject seems to emerge, that of the urban entrepreneur who valorises some of his/her property related to his condition as a city user (the house, the means of transport) and his/her soft skills.
At the same time, however, it is clear that strong inequalities are created where platforms seem to be able to impose themselves as a winning business model, while digital workers often complain about a lack of protection in terms of rights and salaries. Platforms’ services expansion and urban unionism’ experiences in the city of Bologna represent stimulating points of view on the role of urban spaces into capitalist accumulation, on new forms of labour immaterial control and workforce subjectivation.

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