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Le frontiere del Capitale. Come la nuova organizzazione logistica e il potere degli algoritmi hanno cambiato il mondo

In un mondo dove la produzione è globale, dove ogni passaggio del processo produttivo si svolge in un luogo diverso, se blocchi un segmento puoi arrivare a bloccare tutto

L’ossessiva necessità di vendere sempre più merci sempre più in fretta è uno dei vettori maggiormente importanti del capitalismo contemporaneo, che lo rende in continua crisi e in continua ristrutturazione, e sempre più accelerato nei suoi processi espansivi.
L’organizzazione di una produzione just in time, la fulminea movimentazione delle merci lungo il pianeta, la possibilità istantanea del consumo: queste le tre direttrici che la logistica contemporanea pianifica e coordina.
Dalle grandi navi oceaniche ai magazzini di periferia, dagli algoritmi delle piattaforme digitali ai geli delle notti solcate dai rider, questo libro – edito da RedStar Press nel 2022 – ripercorre la riflessione quinquennale del percorso di ricerca Into the Black Box, proponendo una serie di analisi, sguardi e inchieste su un mondo in rapida trasformazione. Nel volume trovano spazio interventi di taglio politico e analisi di lotte e conflitti, ricostruzioni storiche e spunti su alcune tendenze dello sviluppo digitale, fornendo una panoramica e una serie di chiavi di lettura per una critica del presente.

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Indice

1.0 Prequel

2.0 Montaggio

3.0 – Inquadrature
Puntata 3.1 – La logistica come logica
Puntata 3.2 – Panorami logistici
Puntata 3.3 – Con gli occhi della logistica
Puntata 3.4 – Manifesto di critica logistica
Puntata 3.5 – Per una critica del capitalismo 4.0
Puntata 3.6 – Le piattaforme come campo di battaglia
Puntata 3.7 – Platform Communism. Un manifesto

4.0 – Scene
Puntata 4.1 – Insubordinazioni del lavoro nella pianura logistica del Po
Puntata 4.2 – Traiettorie della logistica: dalla Compagnia delle Indie ad Amazon
Puntata 4.3 – Tout le pouvoir aux ronds points! Una “lente logistica” sui gilets jaunes
Puntata 4.4 – Cenni politici sulla nuova crisi di Suez nel panorama geo-storico
Puntata 4.5 – Dagli scioperi in Amazon alle proteste dei rider: il futuro del lavoro
Puntata 4.6 – Ribaltare il piano. Inchiestare la metropoli tra logistica e piattaforme Puntata Puntata 4.7 – Platform Unionism. I rider e le nuove frontiere della lotta di classe

5.0 – Sequel


Questo volume nasce dal percorso di ricerca collettiva Into the Black Box.

Era il finire del 2013. Da qualche anno si susseguivano in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto blocchi dei facchini ai cancelli degli interporti. Eravamo in piena crisi economica globale. Dopo la bolla dei subprime USA, l’intero territorio europeo aveva visto abbattersi la scure dell’austerity. Le piazze di mezza Europa si incendiarono. Per confrontarsi su questo, un seminario internazionale intitolato proprio Teaching the Crisis si tenne a Berlino. Partecipammo entusiasti. Giovani militanti e ricercatori di mezzo mondo portarono le loro esperienze e analisi. Piazza Syntagma, Porta del Sol, Piazza Taksim, Kottbusser Tor o le strade di Lubiana: chi aveva attraversato quei luoghi di conflitto si incontrò per parlare di crisi, di reazioni, di lotte e di prospettive. Da Bologna portammo l’esperienza delle “lotte nella logistica” e non è riduttivo dire che davanti a noi si aprì un mondo (puntata 4.1).

Confrontandoci, leggendo, partecipando e approfondendo scoprimmo che la logistica era in tensione ai quattro angoli del globo. Si annotavano blocchi logistici in Canada, Australia, Cile, Grecia, Cina, Olanda, Belgio e altrove. I lavoratori di quel settore sfruttavano la loro posizione strategica. In un mondo dove la produzione è globale, dove ogni passaggio del processo produttivo si svolge in un luogo diverso, se blocchi un segmento puoi arrivare a bloccare tutto. Facchini e operai della logistica evidentemente lo sapevano. O comunque, lo facevano. Noi l’abbiamo scoperto con loro. Grazie a loro.

A fianco a forme più o meno intense di conricerca, negli anni immediatamente successivi al 2013 abbiamo incontrato strumenti teorici importanti. In primo luogo i lavori di Keller Easterling (Extrastatecraft. The power of infrastructure space – Verso, 2014) e Deborah Cowen (The deadly life of Logistics – Minnesota UP, 2014). Sempre in ambito anglofono, libri e articoli di Edna Bonacich e Jake Wilson, Anna Tsing, Stefano Harney e Fred Moten, Sandro Mezzadra e Brett Neilson. Inoltre, e non certo meno importante, la riscoperta di una radice italiana operaista di studi critici sulla logistica: la rivista “Primo Maggio”, i lavori di Sergio Bologna, e ovviamente il “Dossier Trasporti” del 1978. Con strumenti teorici di matrice marxiana e operaista, partecipazione ai movimenti e con un confronto proficuo e costante con compagne e amici, ci siamo spinti/e ad accogliere la logistica come campo di studio, lotta e lavoro. Inoltre, con la logistica abbiamo scoperto una lente (vedi la puntata 3.1) attraverso cui scrutare la storia e le mutevoli geografie del capitalismo globale (su questo 3.2 e 4.2).

Lo sbocciare della cosiddetta industria 4.0, del capitalismo delle piattaforme e della gig economy ha in qualche modo radicato ed espanso la nostra prospettiva. Nei secondi anni Dieci, la logistica ha mantenuto e anzi incrementato la sua efficacia ermeneutica imponendosi come razionalità alla base del potere algoritmico delle piattaforme. Nuovi soggetti al lavoro hanno invaso le nostre città costruendo nuovi “campi di battaglia” (vedi puntata 3.6). A fianco ai facchini delle sigle più tradizionali, i rider del food delivery o i driver di Amazon hanno portato nuove forme di lotta o puntellato quelle in corso (si veda la puntata 4.3 sui gilets jaunes), prodotto nuovi modelli di sindacalismo auto-organizzato, e issato nuove rivendicazioni, squarciando il velo elegante e confortevole del capitalismo 4.0 (vedi puntata 3.5). Come percorso di ricerca collettiva abbiamo seguito, partecipato e scritto di questa effervescenza (si vedano le puntate 4.5, 4.6 e 4.7). Ancorati/e a un’attenzione puntuale rivolta a ciò che è circolazione (si veda la puntata 4.4), l’orizzonte degli ultimi anni ci è apparso (o, almeno, così ci sembra) piuttosto nitido e leggibile. Leggibile attraverso gli occhi della logistica (puntata 3.3).

Certo, riunire scritti pensati singolarmente come facciamo in questo volume significa dare il là a un vero e proprio montaggio. E montare un film o una serie televisiva significa quasi riscriverli, collocandoli in un contesto narrativo differente. Costruire un nuovo significato rispetto alla mole di fotogrammi accumulati. Per fare il montaggio bisogna essere immersi nelle questioni tecnico-espressive e artistiche del film, saperne tirare le fila (coerenza della trama, caratterizzazione dei personaggi, comprensibilità delle idee di fondo, etc.), ma anche porsi dal punto di vista dello spettatore/ice che è totalmente all’oscuro delle problematiche e degli a priori del film.

Per questo motivo, nel costruire questo volume abbiamo provato a fare un lavoro di montaggio doppio: “esterno” e “interno”. Da un lato tentiamo di restituire quello che abbiamo definito capitalismo a trazione logistica, capitalismo delle piattaforme, e delle tendenze e scenari di conflitto al suo interno. Lo facciamo mettendo in sequenza una serie di inquadrature (riquadri teorici) e di scene (stralci di inchiesta). Un montaggio che, come per tutta la nostra produzione, si svolge come un lavoro di équipe che si coadiuva procedendo per tagli, catalogazione, organizzazione, dialoghi, effetti speciali. Dall’altro lato, invece, abbiamo provato a riunire alcuni degli scritti che a noi sembrano più efficaci per restituire il nostro percorso, sperando che riproponendoli in una tale forma olistica risultino utili a raccontare una piccola storia collettiva del nostro presente.

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