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Lavoro, mobilità e migrazioni

Un seminario partire dal concetto di salariato imbrigliato di Yann Moulier Boutang
29 aprile 2022
Sala riunioni, Dipartimento delle Arti, Piazzetta Morandi 2, Bologna


Nel contesto dei dibattiti che negli anni Novanta riflettevano sullo statuto della manodopera straniera nei centri dell’accumulazione capitalistica, Yann Moulier Boutang ha proposto il concetto di “salariato imbrigliato”. Caratteristica specifica del lavoro immigrato è quella di essere “imbrigliato” da dispositivi che impediscono di muoversi liberamente sul mercato del lavoro, e dunque forzato ad accettare maggiori condizioni di sfruttamento.

Il concetto contribuiva a sintetizzare un insieme questioni di ampia portata. In particolare:

  1. Veniva problematizzato il concetto stesso di migrazione come categoria data a priori, reinserendola all’interno di una più ampia storia globale della della mobilità del “lavoro dipendente”, irriducibile alla sua forma salariata moderna.
  2. Veniva metodologicamente adottata l’autonomia del movimento – ovvero la sua spinta soggettiva e di massa – come punto di vista epistemico. Da questo punto di vista, l’esercizio di un “diritto di fuga” è stato motore dell’erosione e sostituzione di forme storiche dell’imbrigliamento (es. servaggio, schiavitù, indentured migration, apartheid).
  3. Veniva proposta una fenomenologia dell’imbrigliamento, esplorando in che modo le forme contrattuali e la più ampia organizzazione giuridico-statutaria della società hanno contribuito alla segmentazione e disciplina del lavoro.
  4. Venivano individuati i luoghi storici e teorici in cui si erano per la prima volta verificate innovazioni nelle forme di imbrigliamento, sviluppando le intuizioni della world system theory.

Molti di questi elementi hanno caratterizzato, in forme diverse, i dibattiti successivi sulle migrazioni e il lavoro. La prospettiva dell’autonomia delle migrazioni ha teso a sottolineare il ruolo attivo della mobilità negli attuali processi di riconfigurazioni dei confini (esternalizzazioni, detenzioni) e, inversamente, la pertinenza delle più violente forme di esclusione nella regolazione del mercato del lavoro. Inoltre, la crescente rilevanza dell’illegalizzazione è stata considerata nel più generale contesto di erosione del salariato fordista – la proliferazione di lavoro mobile e di forme contrattuali cosiddette “atipiche” – all’interno della quale il sistema dei guest workers garantiva una relativa benchè subordinata stabilità. Questo cambiamento nel regime del lavoro contemporaneo ha infatti nutrito ricerche volte a decostruire la norma salariata, attorno alla quale si erano cristallizzate le nozioni di libertà e coercizione. La storia globale del lavoro ha indagato la mobilità scomponendo le forme del lavoro nelle loro diverse componenti, osservando analiticamente come esse funzionano al di là della loro qualificazione come free o unfree. La sociologia del lavoro ha mostrato che determinati regimi migratori sono definiti da meccanismi di imbrigliamento funzionali alla segmentazione dei mercati del lavoro. La teoria politica ha adottato il punto di vista dei confini per indagare la “moltiplicazione del lavoro”, intesa come risultante di differenti scale regolative.

La giornata di studi, che si terrà a Bologna il 29 aprile 2022, si propone di discutere le potenzialità e i limiti del concetto di salariato imbrigliato. Quali continuità e discontinuità ci sono tra le forme storiche e contemporanee dell’imbrigliamento? Come si ridefinisce tale imbrigliamento nel contesto delle nuove forme del lavoro (ad esempio digitale)? E’ oggi ancora possibile definire come “derogatorio” il regime del lavoro migrante imbrigliato e, se sì, rispetto a quale “norma” può essere ritenuto tale? Che ruolo gioca il controllo della mobilità nella produzione e nella riproduzione sociale? Come avviene la genderizzazione e razzializzazione della mobilità, anche al di là della sua dimensione istituzionale? Quali concetti permettono di definire il campo di problematiche dell’imbrigliamento, e quali luoghi geografici e teorici potrebbero esprimere attuali momenti di innovazione delle sue forme?

Sono queste alcune delle domande su cui sollecitiamo relazione e interventi nella discussione.



Sessione I
Prospettive globali sul lavoro tra produzione e riproduzione

  • Ferruccio Ricciardi: Scale di comparazione del “lavoro indigeno” tra colonia e metropoli (Impero francese, 1900-1950)
  • Eloisa Betti: La precarietà del lavoro e il rapporto di lavoro standard tra norma ed eccezione: una prospettiva storica

Sessione II
Mobilità e nuove forme del lavoro migrante (11:45-13:15)

  • Gabriella Alberti e Devi Sacchetto: Migrazioni, turnover e lavoro
  • Stefania Animento: Platform labour, racism and (autonomy of) migration
  • Gianmarco Peterlongo: Lavoro migrante e sfruttamento nelle piattaforme del mondo a domicilio: una ricerca tra Italia e Argentina sulla gig-economy

Sessione III
Migrazioni, sfruttamento, fuga (14:30-16:00)

  • Martina Tazzioli: Verso una storia dei fuggitivi in montagna
  • Irene Peano: Per una genealogia dell’imbrigliamento del lavoro agricolo nell’età contemporanea: Appunti dal Tavoliere e dalla Piana di Gioia Tauro
  • Jacopo Anderlini: Imbrigliare la vita, controllare i corpi: inclusione, esclusione, filtraggio delle circolazioni sul territorio europeo. Il caso siciliano

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