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L’importanza del Corridoio Interoceanico dell’Istmo di Tehuantepec nel quadro della ristrutturazione logistica e territoriale globale

La colonizzazione non é finita (Ceceña) [1]

Per la sua posizione strategica, l’interesse del capitale per la transistmica non è una novità. Già dalla metà del 1800, gli Stati Uniti avevano rivolto la loro attenzione all’Istmo di Tehuantepec con il trattato McLane-Ocampo (1859). Da allora molti governi messicani si sono interessati alla costruzione di questo corridoio, ciò nonostante, gli antecedenti più vicini di questa politica nella regione sono due:

1) Il Piano Puebla Panama (2001), oggi Progetto Mesoamerica (2008), attraverso il quale il sud del Messico si trasformerebbe in uno spazio di flussi per la circolazione di merci, energia e informazioni, grazie alla creazione di corridoi di trasporto multimodali progettati per aprire mercati, movimentare merci e facilitare in questo modo lo sfruttamento di abbondanti risorse naturali.

2) La Legge delle Zone Economiche Speciali (2014), concepita come un insieme di progetti di origine estrattivista collegati attraverso porti e corridoi terrestri situati in siti con vantaggi naturali e logistici in cui si sarebbero implementati diversi poli di sviluppo. L’attuale governo, presieduto da Andrés Manuel López Obrador (2019-2024), ha deciso di annullare questa Legge per sostituirla con una serie di nuovi progetti prioritari collegati tra loro, tra i quali spicca il Corridoio Interoceanico dell’Istmo di Tehuantepec (CIIT), la cui importanza strategica si osserva soprattutto a livello geopolitico.

Il Corridoio interoceanico dell’istmo di Tehuantepec

Secondo alcuni documenti della Camera dei Deputati, il CIIT dovrebbe essere costituito da un treno elettrico ad alta velocità a doppio binario di 300 chilometri, in grado di trasportare 300.000 tonnellate di materiale e mercanzia giornalmente. Dovrà collegare i porti di Coatzacoalcos (Veracruz) e Salina Cruz (Oaxaca) in sole 3 ore (nel Canale di Panama le navi commerciali impiegano più di 8 ore per attraversarlo, con tempi di attesa fino a 15 giorni), diventando un hub logistico e manifatturiero che contempli, allo stesso tempo, la creazione di un’enclave energetico-industriale che migliori il potenziale di esportazione della regione. Attraverso questo Corridoio si intende sfruttare la posizione geostrategica dell’Istmo e competere sui mercati mondiali per la mobilità delle merci. È stato progettato come una serie di corridoi multimodali, basati su infrastrutture di trasporto di merci (strade, ferrovie, porti) ed energia (gasdotti).

Tra i diversi obiettivi del CIIT, ne spiccano due:

1) La interconnessione e l’utilizzo del potenziale energetico: il Corridoio prevede la “creazione di un’enclave energetico-industriale che migliori l’integrazione manifatturiera e il potenziale di esportazione” attraverso l’intensificazione delle reti di trasporto, di trasformazione e di consumo di energia nella regione (Colectivo Geocomunes) [2]. Si tratta di una serie di articolazioni di gasdotti, polidotti, oleodotti, terminali di gas naturale liquefatto e nuove reti di trasmissione di energia elettrica, strettamente legate alla produzione, circolazione e consumo di energia fossile al servizio dell’industria o per l’esportazione. La sua messa in opera consentirebbe la spedizione del gas naturale dalla rete di gasdotti degli Stati Uniti alla penisola dello Yucatan, che a sua volta sarà collegata con l’America Centrale per formare un’articolata rete di trasporto terrestre del gas tra il Canada e Panama. Analogamente, attraverso l’installazione di un terminale di liquefazione di gas naturale nel porto di Salina Cruz, si prevede di espandere l’esportazione di energia verso l’Asia. Di conseguenza, lo Stato che riuscirà ad acquisire il controllo del Corridoio e degli idrocarburi nell’area, avrà un vantaggio geopolitico, economico e strategico nella lotta egemonica per l’approvvigionamento energetico sui suoi rivali.

2) Industrializzazione dello spazio rurale, attraverso la creazione, inizialmente, di 10 poli industriali, chiamati ironicamente “Poli di Sviluppo per il Benessere” (PODEBIS). Questi clusters seguono la logica del vantaggio comparato grazie alle enormi risorse naturali disponibili e l’abbondante manodopera, con costi globalmente competitivi; allo stesso tempo, sarà una “cortina di sviluppo”, destinata a fermare il flusso migratorio di messicani e centroamericani in transito verso il Nord. ll lavoro nelle fabbriche che si installeranno  sarà svolto da migranti stranieri e nazionali, per lo più contadini espropriati delle loro terre che, a causa della loro situazione, riceveranno salari molto bassi e nessun diritto sul lavoro.

Riassumendo, l’idea di fondo dei poli industriali è sfruttare il capitale naturale e sociale della regione.

La geopolitica dei corridoi

Questo progetto implica un piano di riconfigurazione territoriale di ampio respiro per il sud del paese e, pertanto, non può essere analizzato in maniera isolata, poiché la regione, per l’abbondanza di risorse naturali e la sua posizione strategica, è attualmente molto ambita dal capitale transnazionale. Su scala globale, il CIIT si inserisce in una riorganizzazione del sistema che include i trasporti e la logistica come parte del processo produttivo e che avviene attraverso una fase avanzata di capitalismo estrattivista, veicolando con sé la riorganizzazione delle geografie del pianeta attraverso nuovi schemi di integrazione, assimilazione e disuguaglianza. Alla base di questo processo ci sono i megaprogetti, la loro connessione e il trasferimento in tempo reale delle materie prime lavorate lungo il percorso, “sempre secondo una visione produttivistica ed efficiente del territorio” (Svampa) [3]. E’ importante tener presente che questo processo si inserisce nel quadro dell’attuale disputa geopolitica in cui le grandi potenze – Stati Uniti e Cina – pretendono di riorganizzare lo spazio globale e trasformarlo in un flusso continuo dove la catena logistica costituisce lo scheletro della nuova visione territoriale.

L’importanza geopolitica dei corridoi e della logistica, nell’attuale fase di ristrutturazione economica e sociale, si è resa evidente fin dal 2013, quando il governo cinese ha lanciato l’iniziativa “One Belt, One Road” (o La Nuova Via della Seta), considerato il progetto più avanzato di corridoi infrastrutturali nel mondo. Si tratta di un monumentale progetto infrastrutturale di strade, ferrovie, centri logistici, zone franche e porti. Il suo obiettivo finale è una trasformazione geopolitica che inauguri un nuovo assetto in cui Stati Uniti e Cina competano per la supremazia mondiale, e quest’ultima possa avere un vantaggio significativo, per cui risulta fondamentale il continente latinoamericano, il controllo delle sue materie prime, e dei sui corridori. Per questo motivo gli Stati Uniti hanno lanciato, dal gennaio 2020, la International Development Finance Corporation, il cui obiettivo principale è affrontare il riposizionamento geopolitico della Cina e favorire l’espansione del capitale privato statunitense in progetti energetici e infrastrutturali attraverso l’iniziativa regionale denominata “America Cresce”. Questa iniziativa, considerata un’attualizzazione della Dottrina Monroe, ha ottenuto un budget di oltre 110 miliardi di dollari, che è stato destinato a progetti infrastrutturali negli spazi terrestri (Strip) e marittimi (Route) nei paesi del continente americano.

Quanto fin qui citato rivela l’importanza che il CIIT riveste per i due grandi imperi in contesa. Per questo, in sostanza, ci troviamo immersi in una trasformazione geopolitica, nell’ambito di una rinnovata politica coloniale giustificata da un discorso sviluppista, in cui si configura un nuovo scenario, non ancora del tutto definito, che implica il riposizionamento delle forze sul piano globale e ribadisce che il controllo e la gestione del Corridoio possono fare la differenza nella gerarchia dei poteri su scala globale.

Un ottica diversa

Nel quadro di questa nuova competizione interimperialista, le conseguenze più visibili per il Messico sono principalmente due e sono intrinsecamente correlate: la perdita della sovranità nazionale e la dipendenza; oltre alla mancanza di democrazia e all’aumento dell’autoritarismo e del militarismo nella regione.

Per queste ragioni i megaprogetti e i corridoi legati al CIIT hanno generato, e talvolta riattivato, processi organizzativi di lotta da parte di chi vive nei territori che saranno interessati dai gravi impatti ambientali, culturali e sociali. Infatti, l’idea alla base della realizzazione del Progetto è quella di strappare a questa popolazione l’effettivo possesso della terra, posto che la condizione per la sua possibilità di attuazione risiede nel dislocamento di coloro che vi abitano e vi resistono (Prieto Díaz) [4]. Nonostante l’aumento della militarizzazione nella regione, gli atti di sfollamento della popolazione, le persecuzioni e gli omicidi selettivi di leaders e difensori della comunità, ambientalisti e giornalisti, come strumenti dissuasivi per la accettazione dei corridoi a beneficio del capitale transnazionale, la resistenza continua… però questa è un altra storia… “Il futuro non é ancora scritto, ci saranno guai” (GANG, Socialdemocrazia, 1991).


[1] Ceceña, Ana Esther y Veiga, Josué G. (2019). “Tren maya. Avance de Investigación”. UNAM, México.

[2] Colectivo Geocomunes (2020). “Análisis General del Proyecto de Corredor Interoceánico del Istmo de Tehuantepec”.

[3] Svampa, Maristella (2013). “Consenso de los Commodities y lenguajes de valoración en América Latina”. Nueva Sociedad No 244, marzo-abril, www.nuso.org.

[4] Prieto Díaz, Sergio (2020). “El Tren maya y las nuevas Fronteras del Sur de México”. En Panamá en Tehuantepec. Colonización ferroviaria del sureste de México. ALAI, Quito, Ecuador, febrero-marzo.

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